25 marzo 2022

I prossimi appuntamenti

La rete dei Consigli, delle Consulte e delle Giunte degli atenei italiani si incontrerà:

  • 9 Giugno 2022 dalle ore 14.30 alle ore 16.30
  • 1 Settembre 2022 dalle ore 14.30 alle ore 16.30
  • 1 Dicembre 2022 dalle ore 14.30 alle ore 16.30



23 marzo 2022

Fare rete tra CPTA

Lunedì 28 Marzo alle ore 16.00 presso l'aula magna della sede centrale dell'Università degli Studi di Parma si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2021/2022 alla presenza del Ministro dell’Università e della Ricerca Dott.ssa Prof.ssa Maria Cristina Messa.



La presidente del CPTA dell'Università degli Studi di Parma, Dott.ssa Carla Sfamurri, durante il suo intervento ha informato il ministro dell'avvio dei lavori per costruire una nuova rete dei Consigli e delle Consulte del personale tecnico e amministrativo degli atenei pubblici italiani.

La registrazione dell'evento è disponibile sul canale youtube ufficiale dell'Università degli Studi di Parma. L'intervento della Presidente del CPTA si trova a partire da 1:03:50 dall'inizio della registrazione. 


L'importanza di fare rete tra CPTA è stata evidenziata anche nel corso delle cerimonie di inaugurazione dell'anno accademico di altre università italiane da parte dei rispettivi Presidenti dei Consigli e delle Consulte che partecipano ai lavori.

L'impegno che i CPTA hanno dedicato a partire dallo scorso Settembre 2021 per costruire questa nuova "rete" rappresenta una dimostrazione della volontà di riuscire a contaminare positivamente quel mondo accademico che, anche a seguito delle vicende collegate alla recente pandemia, è stato oggetto di incredibili stravolgimenti che hanno riguardato tra gli altri anche i ruoli e le responsabilità in capo al personale tecnico e amministrativo.

01 ottobre 2021

Buon anno accademico 2021-2022

Con l'inizio di Ottobre tradizionalmente inizia il nuovo anno accademico, un rito per tutta la comunità universitaria che riapre le porte ai nuovi studenti, che così tanti sogni ripongono nel loro nuovo percorso di studi.

Visto che tanti comici (Grillo, Balasso, solo per citarne alcuni) si dilettano a fare i loro discorsi di fine anno, mi sono chiesto: perché non scrivere qualcosa per l'occasione dell'inizio dell'anno accademico? In fin dei conti i temi sul piatto sono molti, e se ci riescono i comici...

Il primo tema del 2021 è sicuramente quello della parità di genere: oggi presso l'università di Padova, dove il sottoscritto lavora, prende servizio la prima Rettrice donna in esattamente 800 anni di storia. Ai più giovani forse questo sembra un passaggio quasi scontato, ma se dalla laurea di Elena Lucrezia Corner Piscopia nel 1684 sono dovuti passare ben 337 anni prima che l'ateneo patavino potesse vedere al suo vertice una professoressa, ci rendiamo conto che si tratta di un cambiamento epocale. Cercando di guardare oltre i facili stereotipi, la parità di genere ad avviso dello scrivente non può avere come unico obiettivo quello di cercare di dividere al 50% i posti che contano tra maschi e femmine. Estendendo solo di poco la definizione che di può leggere nel dizionario, parità di genere secondo me vuol dire anche impegnarsi per promuovere e valorizzare le capacitá senza pregiudizi, per dare la possibilità a tutti, uomini e donne, di crescere nella cultura, saper ragionare in modo indipendente ed essere valutati per il proprio impegno. Se così fosse, la necessità di ricordarsi di mantenere il bilancino sempre in equilibrio probabilmente non ci sarebbe. Non è utopia: si può fare! Alcuni stati del nord Europa ce lo insegnano. Purtroppo il tema della parità di genere merita di essere in prima pagina anche per il rovescio della medaglia. La cronaca ci racconta che in altre parti del mondo, proprio nell'ultimo mese, le ragazze sono state estromesse dalla possibilità di frequentare le istituzioni scolastiche e le università, un sopruso di fronte al quale semplicemente non riesco a trovare parole adatte e che non deve assolutamente essere dimenticato.

Il secondo tema di quest'anno è la pandemia che ormai da 18 mesi ci affligge. Tutti noi speriamo che la situazione migliori. A parte l'immenso dolore e le difficoltà che la malattia COVID 19 ci ha fatto patire, l'insegnamento che mi ha dato è stato quello di una nuova "responsabilità personale condivisa". Per fermare la propagazione del virus non basta una scelta corretta del politico di turno, serve anche un impegno personale, che non può essere delegato ad altri. L'errore del politico, esattamente come la sottovalutazione dei rischi da parte del singolo, può causare un allargamento del contagio, e in cascata disagio, sofferenza, morte. Questo concetto di "responsabilità personale condivisa" che stiamo imparando a conoscere non ce lo dovremmo dimenticare neppure nello svolgere il nostro lavoro all'interno della comunità accademica, perché se di fronte ai problemi reagiamo spostandoci di lato, sperando di non essere coinvolti, allora significa che c'è qualcosa che non va.

Come terzo tema ho scelto la sostenibilità: noi tutti ci stiamo rendendo conto delle anomalie climatiche. Certo, il clima è un argomento che per molti versi va molto di moda oggi, e l'errore che non dobbiamo fare è considerare le parole sostenibilità e clima come dei sinonimi. Sostenibilità è una parola che va oltre e riguarda, ad esempio, anche il drammatico incremento del costo delle materie prime, sia esso dovuto a speculazione finanziaria o eccesso di domanda: è di questi giorni l'incremento del prezzo "spot" del metano che normalmente utilizziamo per riscaldare gli ambienti, dell'ordine del 400% rispetto allo scorso anno (sì, è corretto: quattrocento percento!). Questi costi andranno certamente ad appesantire il nostro bilancio famigliare e così pure quello del nostro datore di lavoro, con inevitabili ripercussioni. E' necessario saper pensare sia in termini di ROI che di EROI, e non si tratta di personaggi a fumetti dotati di poteri magici, impegnandoci a trovare le soluzioni che permettono di massimizzare entrambi gli indici. Rattrista un po' assistere all'inaugurazione di nuovi locali universitari alla vigilia dell'apertura dell'anno accademico, dotati di tecnologie in grado di assicurare una didattica efficiente per i prossimi quindici o venti anni, che però non dispongono di un solo pannello solare. Investire nella sostenibilità significa anche iniziare a rendersi conto che certe scelte costruttive, in un futuro neanche tanto lontano, saranno semplicemente considerate dei madornali errori.

Vorrei chiudere qui, ma sento già in sottofondo i commenti di qualche collega pronto a dirmi: non scrivi nulla del lavoro agile? Premesso che è proprio di questi giorni la notizia il governo sta pensando di mettere mano alla normativa, quindi è difficile sbilanciarsi, io credo che il lavoro agile non sia "il" tema, ma per forza di cose è una combinazione dei temi che ho citato in precedenza.

Abbiamo scoperto l'esistenza del lavoro agile in occasione della pandemia: diciamocela in modo franco... se non ci fosse stata l'emergenza sanitaria ci sarebbero voluti probabilmente non meno di dieci anni per muovere le stesse risorse economiche e pensare di cambiare l'organizzazione del lavoro come lo conosciamo oggi. Abbiamo imparato che lavoro agile, oltre a ritmi impegnativi e alla difficoltà di conciliare il tempo per le esigenze famigliari, è anche una incredibile palestra per allenare la nostra "responsabilità personale condivisa": non basta lavorare bene, bisogna anche imparare a relazionarsi meglio con i colleghi. Un lavoro agile bene organizzato si sposa inevitabilmente con il concetto di parità di genere, nonché con la necessità di una corretta valutazione e una giusta valorizzazione di tutti i lavoratori. Non da ultimo, non bisogna sprecare l'esperienza del lavoro agile emergenziale maturata durante la pandemia e neppure mettere da parte tutta quella dotazione tecnologica su cui le nostre amministrazioni hanno investito, anche solo per un motivo puramente economico: vorrebbe dire aver solo sprecato risorse, con buona pace del ROI. E così pure dell'EROI, perché più traffico sulle strade, più inquinamento, maggior consumo di carburanti fossili, sicuramente non fanno bene all'ambiente, e neppure alle nostre tasche.

Con queste riflessioni, auguro a tutti un buon inizio di anno accademico.

A.D.V.


29 settembre 2021

Il "voto leggerissimo" del PTA

Nel panorama delle amministrazioni pubbliche italiane, il mondo dell’università rappresenta un unicum, in quanto, a differenza della maggior parte degli enti pubblici, gli atenei godono di una incredibile autonomia. Il principio che regola l’autonomia universitaria trova le sue fondamenta all’art. 33 comma 1 della Costituzione, secondo cui “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Il medesimo art. 33, all’ultimo comma, ribadisce che “Le istituzioni di alta cultura, università e accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalla leggi dello Stato”.

Ogni università pubblica italiana è dotata di uno statuto ed ha come rappresentante legale la figura del “Rettore”. Per effetto del principio dell'autonomia, a differenza di quello che accade nella stragrande maggioranza delle aziende, il rappresentante legale però non è scelto da un azionista di maggioranza o da un proprietario esterno, bensì viene nominato ed eletto tra i professori di prima fascia all’interno della comunità accademica.

Se nelle comuni elezioni politiche e amministrative vale il principio del suffragio universale, le votazioni per il Rettore di tutte le università pubbliche italiane tradizionalmente hanno regole abbastanza particolari, primo tra tutti il principio del “voto pesato”: i voti dei dipendenti non sono tutti uguali, ma ciascun voto ha un peso che dipende dalla categoria dell’elettore, docente, dipendente tecnico amministrativo, ricercatore, assegnista, dottorando o semplice studente.

A partire dalla primavera del 2019, il CPTA dell’Università degli Studi di Padova ha condotto alcune ricerche per studiare il fenomeno del voto pesato, per capire quale siano i "pesi" che vengono attribuiti ai dipendenti “incardinati” nei diversi atenei italiani e per comprendere quali siano le differenti interpretazioni di questa particolare procedura, visto con gli occhi delle diverse categorie della comunità accademica.

Il panorama che ne è emerso è estremamente eterogeneo: se da un lato per il corpo docente il voto pesato appare scontato, in relazione al fatto che la didattica e la ricerca sono svolte in modo preponderante dai professori e dai ricercatori, dall’altro il personale tecnico amministrativo ritiene in larga parte che questo concetto debba essere superato, perché si tradisce il principio della pari dignità di tutti i lavoratori, anche in virtù di un ruolo sempre più importante che indubbiamente negli anni il PTA è stato chiamato a ricoprire.

Preso atto che, all'epoca in cui si sono svolti i fatti, a Padova il voto pesato per l’elezione del Rettore di un dipendente di area tecnico amministrativa contava solo l’8% del voto di un docente (parafrasando una recente canzone, un voto leggerissimo... perché non bastavano 12 voti dei dipendenti PTA per esprimere lo stesso peso di un singolo docente), il CPTA dell’Università degli Studi di Padova ha intrapreso un’iniziativa, chiedendo la modifica dello Statuto. Iniziativa che, per la cronaca, si è conclusa a fine 2020, con il raddoppio del peso del voto del PTA dall'8% al 16% rispetto al voto di un docente.

Quel che è certo è che nel panorama degli atenei italiani la  situazione appare estremamente frastagliata, come dimostra il grafico seguente (la mediana si assesta al 17%, con un minimo del 4% e un massimo del 33%).

Peso del PTA nell'elezione del Rettore

Appare evidente la necessità di tenere alta l'attenzione su questo tema perché, pur non essendo un cambiamento epocale, il fatto di avere un peso maggiore ha consentito nell'ateneo padovano, forse per la prima volta nella campagna elettorale per l'elezione del nuovo rettore che si è svolta a Giugno 2021, di iniziare a trattare in modo un po' più concreto le tematiche che riguardano quella parte di personale strutturato non docente che ogni giorno contribuisce in modo determinante al buon funzionamento dell'azione amministrativa. Certo, non si è trattato di una rivoluzione, ma di un piccolo cambiamento che non può che essere interpretato in modo positivo.

D'altro canto è scontato osservare che, di fronte a certe percentuali attualmente in uso, una parità effettiva del peso del voto sembra oggi un obiettivo ancora molto lontano, quasi utopistico, e su cui ci sono ancora fortissime resistenze: il parere dello scrivente è che questa tuttavia non può essere la sola giustificazione valida per non riconoscere una pari dignità del voto di tutti i dipendenti.

A.D.V.


26 settembre 2021

Cos'è il CPTA

Nelle università pubbliche italiane il consiglio del personale tecnico amministrativo (talvolta definito anche consulta del personale tecnico amministrativo), solitamente riconosciuto con la sigla abbreviata CPTA, è l’organo consultivo che rappresenta il personale tecnico amministrativo e i collaboratori ed esperti linguistici dell’ateneo.

Nello svolgimento delle sue funzioni il CPTA dialoga con il rettore, con il direttore generale, con il senato accademico, con il consiglio di amministrazione dell'ateneo, formulando propose ed esprimendo pareri su diversi argomenti che riguardano il lavoro del personale amministrativo e tecnico all'interno dell'ambiente universitario.

A.D.V.